|
|
L’oro degli Iblei
Testi e foto di Sebastiano
Ramondetta
|
Il paesaggio ibleo è caratterizzato dalla presenza ininterrotta dell’ulivo che trova nel clima e nella conformazione del terreno il suo naturale abitat. Notizie sulla coltivazione delle olive e
sulla sua trasformazione in olio risalgono a più di 3500 anni fa, durante la
cultura di Castelluccio: sfruttando i massi di pietra nera di origine
vulcanica, di cui è disseminato il territorio, si fabbricavano macine per la
molitura delle olive. Le “coffe”, speciali stuoie rotonde dove di depone la
pasta di olive, erano ottenute intrecciando fibre vegetali. Le presse erano
ricavate da tronchi d’albero intagliati a vite e per forza motrice erano
utilizzati asini o muli. L’ulivo è stato sempre considerato un
albero sacro: il mito ci presenta la dea Atena che insegna agli uomini la sua
coltivazione. Se versare vino era considerato di buon
auspicio e segno di allegria, versare olio era un cattivo presentimento: ciò
sta ad indicare la preziosità del liquido che non bisognava sprecare. Oggi la produzione di olio costituisce la
principale risorsa agricola degli Iblei. Cassaro ha assunto la denominazione
di “Città dell’Ulivo”, a Buccheri si svolge ogni anno la “Sagra dell’olio e
delle olive”, a Pedagaggi la “Rassegna Agroalimentare”. A seguito del
conferimento del marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta), sono
sorte diverse imprese che commercializzano il prodotto in tutto il mondo,
soprattutto nei cultivar “Marmoregna” e “Tonda iblea”. |